Lodi. Tredicenne minacciata e ricattata con foto hot sul cellulare sviene a scuola. Voleva uccidersi. Gli insegnanti hanno scoperto un biglietto di addio già scritto.
Lei è in ospedale da venerdì. Lui ancora al suo posto in classe, nel banco da cui per giorni ha molestato senza pausa la sua compagna. Quella che, per gioco, tempo fa gli aveva inviato alcune sue foto intime e che lui aveva fatto girare dentro e fuori dalla scuola cercando di farsene mandare altre. In pose sempre più hard.
«Mandamene altre, altrimenti le faccio avere a tuo padre».
Il caso di sexting in una scuola media di Lodi, esploso venerdì scorso con la minaccia di suicidio da parte di una ragazzina di 13 anni, si è risolto in tre giorni.
Lunedì la questura ha fatto partire una denuncia al tribunale dei minori di Milano nei confronti di un 15enne compagno di classe. Origini africane come la sua vittima e come lei nato in Italia. È accusato di estorsione e di diffusione di materiale pedopornografico. Era lui il primo destinatario delle fotografie. E sempre dal suo smartphone, hanno ricostruito gli agenti, è stato sempre lui ad inviare le foto dell’amica ad altri coetanei, probabilmente anche fuori dalla scuola.
Una situazione insostenibile per la 13enne che venerdì mattina per la paura e la vergogna è arrivata a progettare il suicidio in classe, vistasi senza via d’uscita di fronte alle insistenti richieste di nuove foto da parte di quel ragazzo che minacciava di spedirle anche ai genitori. E tra le cose della giovane, portata via in ambulanza in stato di choc e tuttora in osservazione all’ospedale Maggiore di Lodi, è stato rinvenuto anche un biglietto scritto alla famiglia che fa pensare a un atto estremo. I suoi genitori sono con lei in ospedale in ogni momento e ieri ha ricevuto la visita di alcune compagne. Da venerdì gli agenti della squadra mobile e della divisione anticrimine hanno sentito almeno dieci studenti, fra cui l’aguzzino della 13enne, e sequestrato cinque cellulari.
Le immagini osé sono state trovate su tre dispositivi: quello del 15enne denunciato e i cellulari di due compagni. Ma altri potrebbero averle ricevute e poi cancellate. La dirigente dell’istituto ieri ha affrontato il cyberbullo. «Ha ammesso il fatto — spiega —, ma non si è reso pienamente conto delle conseguenze. È un ragazzo che proviene da un contesto educativo povero. Provvedimenti? Finora no. Ho informato i ragazzi e le loro famiglie».
In Italia, attualmente il 77% dei ragazzi è coinvolto attivamente nel cyberbullismo. Pochi sono quelli che hanno il coraggio di parlare o denunciare. L’età tende sempre ad abbassarsi e il mondo degli adulti resta sempre di più sconvolto dalle notizie che emergono ormai, continuamente in ogni parte della Nazione. Con extreme school project stiamo entrando in numerose scuole della nostra Nazione, e in un modo fresco, dinamico e “senza filtri”, parliamo ai ragazzi dei rischi e dei pericoli che costantemente ci sono tra loro. Grazie a Dio stiamo avendo anche grandi risultati e aiutiamo nei nostri limiti, tanti ragazzi che ogni giorno ci scrivono raccontandoci le loro storie.
Credo che sia arrivato il tempo di fare rete tra famiglia, scuola, chiesa, esperti, e aiutare concretamente i ragazzi. Stiamo assistendo ad una distruzione di una intera generazione dal punto di vista psicologico, emotivo, di identità e molto spesso anche della propria vita.
Dio ci dia aiuto e saggezza!
Vincenzo Abbate