Michael. Un’altra storia che non vorremmo mai raccontare. Ennesimo caso di un bullismo estremizzato che sta portando tanti ragazzi alla solitudine, alla morte di loro stessi, della loro identità e in troppi casi anche alla morte fisica.
Michael era terrorizzato dall’idea di andare a scuola: per lui voleva dire essere preso di mira tutti i giorni, in classe come sullo scuolabus, dai bulli che lo deridevano perché era grasso, perché portava gli occhiali, perché indossava le bretelle, e a volte lo picchiavano.
E’ proprio la scuola che si sta trasformando in un incubo per molti adolescenti.
1 su 2 dichiara di essere stato una vittima di bullismo, e l’età va paurosamente abbassandosi: 11-14 i casi più continui e gravi.
La maggioranza degli episodi avvengono a scuola, in particolare nei corridori, bagni, o palestre.
Il 32% dei ragazzi dichiara di aver subito bullismo negli spazi antistanti la scuola, la piazza, il cortile o nei luoghi che vanno da casa a scuola lungo il tragitto, nei bus, metro o pulmini scolastici.
Michael, un ragazzo che potrebbe essere tuo figlio, subisce ogni giorno, un’umiliazione continua che lui, a 13 anni, non riusciva più a sopportare: e da settembre, di nascosto dai genitori, ogni volta che poteva, evitava di andare a scuola, accumulando assenze su assenze che la madre ha scoperto solo a novembre.
Fino al giorno in cui Michael è crollato: il 23 gennaio ha tentato di uccidersi nella sua casa di Lansing, in Michigan, ed è stato salvato per un pelo, ma due giorni dopo ci ha riprovato e questa volta è riuscito nel suo intento, lasciando dietro la sua morte un macigno che peserà per sempre sulla coscienza di chi lo ha bullizzato e di chi, alla Everett High School, non ha saputo difenderlo.
La madre di Michael Martin, Joanna Wohlfert, racconta di aver telefonato e inviato un’infinità di email alla scuola e alla Dean Transportation (la compagnia che gestisce lo scuolabus) quando ha scoperto che il figlio aveva avuto un forte calo di rendimento e che veniva preso di mira da molti compagni, ma di non aver mai ricevuto riscontri alle sue richieste di aiuto. Solo a gennaio è finalmente riuscita a entrare in contatto con la dirigenza della scuola: l’assistente preside Priscilla Ellis le ha assicurato che avrebbe indagato sulla questione, ma Michael, per paura di tremende ritorsioni, si è poi rifiutato di dire i nomi dei suoi persecutori.
Era entrato nel tunnel della disperazione, e togliersi la vita gli era sembrato l’unico modo per uscirne: il 23 gennaio il primo tentativo, il ricovero in ospedale e la prescrizione di antidepressivi. Il 25 gennaio il suicidio.
“Mio figlio era un ragazzo mite, adorava andare a scuola – dice la madre – In condizioni normali non si sarebbe mai sognato di perdere una lezione. Lo hanno ridotto in uno stato pietoso. Quando l’assistente preside è venuta a trovarlo in ospedale il 23 gennaio mi sono chiesta perché fosse intervenuta solo in quel momento, perché si mostrasse preoccupata solo in quel momento. Era troppo tardi, avrebbe dovuto farlo prima. Lei e la scuola, così come la compagnia dello scuolabus, avrebbero dovuto proteggerlo prima. Hanno fallito nel loro compito”. Ora la polizia, ma anche il distretto scolastico di Lansing, stanno indagando sulla tragedia. E tutta la città si è stretta intorno a Michael: ma è troppo tardi. E la sua morte è un macigno per tutti.
Ogni volta che una giovane vita muore in questo modo tutti noi dobbiamo prendere atto del fallimento.
Il decadimento in cui molte famiglie vivono, lo stato pietoso in cui lasciano i loro figli senza seguirli.
Noi nel nostro piccolo abbiamo accettato una sfida enorme: entrare nelle scuole della nostra Nazione, guardare negli occhi i ragazzi.
Amarli, Osservarli, e dare ascolto ai ragazzi è stato ed è il fondamento su cui si fonda Adolescenze Estreme. Entrare nel loro mondo, senza pregiudizi e con un grande cuore. Spesso è difficile capirli, spesso non vogliamo entrarci per paura che scopriamo i grandi fallimenti del mondo degli adulti.
Extreme School Project ha una visione: portare i ragazzi a vincere il bullismo ed il cyber bullismo partendo da una prospettiva diversa: non da quella del bullo, neanche da chi lo subisce, ma da loro stessi. Da ognuno di loro. Imparare ad amare loro stessi per come sono. Togliersi lo stereotipo che l’influencer di turno gli ha dato. Eliminare dalla loro prospettiva il perfezionismo, l’infallibilità, la prevaricazione del più forte sul più debole, perché alla fine si è sempre più deboli di qualcuno.
Partire da una cosa fondamentale che è diventato lo slogan delle nostre conferenze 2019:
“Non sono perfetto, ma sono Unico”.
Storie come quelle di Michael, che è una delle recentissime non vogliamo più raccontarle.
Abbiamo bisogno di te.
Tu ragazzo che inizia a fare la differenza nella tua scuola, amando gli altri stando dalla parte dei più deboli e indifesi.
Tu genitore che riprendi il ruolo che ti è stato affidato amando i tuoi figli, dedicando loro tempo, ascoltandoli, essere presenti nella loro vita, nelle loro abitudini, nelle loro amicizie.
Tu educatore, cercando di essere esempio per i più giovani, spedendo tempo di qualità con loro.
Tu insegnante capendo il ruolo chiave che svolgi per diversi anni nella vita dei ragazzi, fallo con passione, con devozione, con responsabilità.
Ognuno di noi è chiamato a fare la nostra parte.
Forza se ci mettiamo insieme, questo mondo che fa un po’ schifo lo cambiamo partendo da noi!
Vincenzo Abbate
NB: se vuoi organizzare una conferenza nella tua scuola non esitare a contattarci. Anche sei un genitore e vuoi portarla nella scuola dei tuoi figli o in quelle della tua città noi siamo a disposizione.
Ti invieremo una lettera da presentare al Preside della Scuola.
mail: adolescenzextreme@gmail.com
cell: 3208086687
Fonte: https://www.ilmessaggero.it/social/bulli_scuolabus_suicida_tredicenne_ultima_ora-4282206.html?fbclid=IwAR2m-94t3ZRj5aVR3CHnyVAD736tjhzX82Ws7rEXgXVBTeWauK7YDJ4sHgA