Blog e chat pro anoressia crescono a dismisura. Sono “frequentatissime” dagli adolescenti, soprattutto ragazzine in cerca di consigli per “migliorare” il proprio corpo ma finiscono troppo spesso su chat pericolose e dannose.
Riceviamo e pubblichiamo l’articolo della dott.ssa Maura Manca, psicologa a Presidente dell’osservatorio Nazionale dell’infanzia e dell’adolescenza, che ha più volte evidenziato la crescente ossessione nelle nuove generazioni di avere corpi magri e perfetti frutto molto spesso di vissuti di insicurezza e scarsa autostima.
A causa di ciò sono tantissimi quelli che si “tuffano” i siti e blog alla ricerca di con consigli e diete che molto spesso portano a situazioni pericolose. Situazioni nelle quali si trova una apparente comprensione del problema, un apparente supporto ma che invece diviene manipolazione e istigazione all’anoressia.
E’ quello che è accaduto, per esempio, ad alcune adolescenti che chiedevano suggerimenti ad una blogger 19enne delle Marche, che dispensava consigli su alimentazione e diete per diventare magrissime, fino ad arrivare a mettere in pericolo la loro stessa salute. La denuncia è partita dalla madre di una 15enne che trascorreva gran parte del suo tempo su questo sito. La donna si era accorta di alcuni segnali di disagio della figlia, la quale stava perdendo drasticamente peso.
Questo tipologia di blog purtroppo rientra negli altri migliaia di siti legati al fenomeno “pro ana” ovvero “pro anoressia”, che nel web ha preso piede da oltre un decennio. Questi siti sono pericolosissimi, soprattutto perché coinvolgono adolescenti facilmente manipolabili e perché si trovano dei veri e propri insegnamenti e indicazioni su come digiunare, perdere peso e raggiungere quella magrezza estrema tanto desiderata. Ma anche su come non farsi scoprire. Invece di aiutare a sconfiggere i disturbi alimentari, incitano e istigano, rinforzando il problema, soprattutto perché il tutto sfugge di mano agli adulti che non si accorgono di cosa accade sotto i loro occhi.
Questi blog “specializzati” costituiscono un punto di riferimento per tantissime adolescenti in cui possono esaltare ed esprimere le proprie problematiche, tanto da trovare quotidianamente ‘conforto’ nelle amiche nel mondo digitale.
Chiaramente le conseguenze, soprattutto in questa fascia di età, sono drammatiche: la massiccia e immediata condivisione, porta quasi a percepire tutto quello che si pensa e si fa, come “normale”. Inoltre tutto questo funge da rinforzo negativo che sprona a mettere in atto queste condotte dannosissime per la salute, trovando sempre nuove strategie e trucchetti per resistere alla fame, perdere peso e perseguire l’obiettivo.
Adolescenti incastrati nei rifugi virtuali: quali insidie?
Non bisogna dimenticare che gli adolescenti non hanno ancora sviluppato una capacità critica e una autonomia di pensiero e possono non essere in grado di filtrare specifici contenuti, per cui sono potenzialmente a rischio di essere invasi da certi argomenti e tematiche, soprattutto quando sono rinforzati anche dal gruppo virtuale.
Un altro aspetto che deve far riflettere è che migliaia di giovani cercano in questo modo informazioni e sostegno emotivo nelle comunità online, piuttosto che rivolgersi a genitori, insegnanti o professionisti, andando inconsapevolmente incontro a dei pericoli.
Cosa può fare un genitore?
Per i genitori è veramente complesso stare dietro a tutto ciò che succede in rete: è importante però che conoscano opportunità e rischi delle varie app e l’uso che fanno i figli dello smartphone, poiché i ragazzi hanno bisogno di essere educati sin da piccoli e di avere una guida che, in maniera consapevole, possa fungere da filtro, rispetto ai numerosi contenuti che si possono incontrare nel Web.
È necessario, inoltre, riuscire a cogliere tutti i segnali d’allarme che possono indicare la presenza di un malessere nel figlio, così come ha fatto la mamma che denunciato la blogger, facendo attenzione anche ai piccoli cambiamenti nelle abitudini e nei comportamenti. Un adulto si deve accorgere anche dei piccoli cambiamenti perché quando un figlio è incastrato nella rete lo manifesta attraverso i comportamenti e il canale di comunicazione non verbale.
Bisogna ascoltare i figli, dando sempre importanza a ciò che hanno da dire, anche se può sembrare qualcosa di banale e farlo parlare, cercando di capire abitudini, difficoltà e pensieri, senza utilizzare un tono inquisitorio, altrimenti i figli non risponderanno, ma si chiuderanno ancora di più in se stessi.
Vincenzo Abbate
www.adolescenzeestreme.it