Sono ormai molti gli adolescenti, soprattutto ragazze, che utilizzano quegli spazi del web, definiti pro-ana ovvero pro-anoressia, come dei veri e propri rifugi virtuali, alla ricerca di condivisione, di sostegno, di metodi e consigli su come perdere drasticamente peso e arrivare alla magrezza estrema.
Solitamente utilizzano account finti per non essere riconoscibili oppure app e social meno conosciuti agli adulti, si confrontano e chiedono aiuto, consigli e conforto, condividendo ciò che si ha paura non venga compreso e accettato dai compagni e dalla famiglia.
Attraverso questi spazi online, prende forma una vera e propria ossessione: si ha l’illusione di non essere più sole, di essere comprese e di parlare lo stesso linguaggio, perché chi soffre di queste problematiche difficilmente riesce a parlarne con familiari, insegnanti o amici, tenendosi tutto dentro.
Il rinforzo della rete: dai siti e dai blog pro-ana ai gruppi WhatsApp
Il problema è che queste comunità online, troppo spesso, fungono da rinforzo delle problematiche alimentari: all’interno di questi spazi, si decantano i propri comportamenti, i propri risultati, si spiegano e si condividono le modalità attraverso cui dimagrire tanto e velocemente.
Come si arriva a questo tipo di gruppi e comunità che trattano questi argomenti? I ragazzi utilizzano gli hashtag per trovare ogni tipo di contenuto, e lo fanno anche per condividere una problematica o un disagio. Dietro questo piccolo segno # si può nascondere a volte un mondo sommerso di problemi, disagi e sofferenza: ad esempio, #ana si riferisce ai siti e blog pro anoressia, #mia a quelli pro bulimia, #sue al suicidio.
Solitamente, quindi, comincia tutto dal web e dai migliaia di siti e blog pro-ana, ovvero pro-anoressia, ma il passo dal sito alle chat private è rapidissimo: ci si scambia un contatto telefonico, si creano gruppi whatsapp specifici, in cui le ragazze si sentono libere di mostrarsi e condividere la magrezza, il loro stato d’animo e il percorso fatto per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Si passa da messaggi di incoraggiamento come “ce la puoi fare”, “resisti”, “se ci credi riuscirai a raggiungere l’obiettivo”, fino ad arrivare a suggerimenti pratici relativi al calcolo delle calorie, al prendere le misure, all’attività fisica estrema, e a tutta una serie di indicazioni per non farsi scoprire dai genitori e da chi vive con loro.
L’appartenenza a questi gruppi online rischia di favorire una normalizzazione, un rinforzo di quei comportamenti disfunzionali che permettono di raggiungere più facilmente gli obiettivi di estrema magrezza. Si perde la lucidità, si viene manipolati e non ci si accorge che si sta mettendo in pericolo la propria salute e la propria vita.
Non significa che chiunque venga a contatto con questo tipo di contenuti resti incastrato e sviluppi una problematica alimentare ma, in situazioni di profonda fragilità e vulnerabilità, si può creare una sorta di effetto contagio o di sostegno della condotta stessa, amplificando situazioni già molto difficili e rinforzando certe condotte patologiche.
Social mode e Thin Inspiration
Il rinforzo delle problematiche alimentari nel web può avvenire non solo attraverso siti e chat pro-ana, ma anche attraverso l’uso distorto dei social network in cui si diffondono social mode, basate sui selfie e incentrate sulla Thin Inspiration (ispirazione al magro), che rappresentano un inno alla magrezza e l’ossessione verso la ricerca continua di un corpo magrissimo e la perdita di peso, portando le ragazze ad assumere comportamenti rischiosi per la salute. Parliamo di quasi 2 adolescenti su 10 che hanno partecipato a questo tipo di challenge incentrate sulla Thin Inspiration: tra queste troviamo il Thigh Gap, il Bikini Bridge, la Belly Slot, la A4 Waist Challenge, l’iPhone 6 Knee Challenge, e tante altre.
Dai dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza emerge, inoltre, la relazione tra i disagi legati all’immagine di sé e del proprio corpo e la messa in atto di condotte alimentari disfunzionali.
4 adolescenti su 10 seguono una dieta perché devono dimagrire in quanto non si accettano così come sono e non sono soddisfatti del loro corpo (il 20% sono ragazze). La maggior parte di loro controlla il proprio peso ogni giorno o più volte al giorno, il 13% segue diete “fai da te” e il 2,5% arriva a prendere anche i farmaci pur di dimagrire.
I social favoriscono un enorme effetto contagio, dato dall’impressionante numero di “mi piace” che hanno le pagine basate sull’ispirazione al magro, la mancanza di controllo online e l’autostima di questi ragazzi, sempre più legata al numero di consensi e di commenti positivi ricevuti.
E’ importante, quindi, riconoscere precocemente i segnali d’allarme e, una volta individuata la problematica, intervenire tempestivamente.
Quali sono i segnali a cui fare attenzione?
Quando un figlio inizia a soffrire di un disturbo alimentare, può manifestare, anzitutto, CAMBIAMENTI NELLA MODALITÀ DI STARE A TAVOLA: è più concentrato sul cibo, più silenzioso, durante il pasto compie alcuni “rituali” come sminuzzare le pietanze, dividere i gruppi di alimenti. Chiede continue rassicurazioni sul suo aspetto, fa eccessiva attività fisica, ha un inspiegabile e urgente bisogno di andare in bagno dopo aver mangiato.
Importanti sono anche i CAMBIAMENTI DELL’UMORE: può diventare più introverso, oppositivo, irritabile, assorbito nei suoi pensieri, si isola dal gruppo dei pari, preferisce stare a casa, magari utilizzando smartphone e social, piuttosto che uscire con gli amici. Spesso i ragazzi lamentano di non voler andare a scuola, che sono stanchi, inventano malattie, cala il rendimento o, al contrario, sono molto preoccupati per i voti e i risultati raggiunti nello studio o nello sport.
Per capire se i figli si sono incastrati nel web, inoltre, si deve stare attenti ai CAMBIAMENTI NELL’USO DEI SOCIAL O DELLE CHAT: cambia la modalità con cui vengono pubblicati i post, la frequenza, la tipologia di contenuti, anche non in maniera macroscopica. Spesso sono più attenti al cellulare, più ansiosi, si alza il livello di controllo, lo usano di più subito prima o dopo i pasti, ricevono telefonate o messaggi quando devono mangiare, scattano foto al loro corpo, chattano con persone o gruppi diversi da quelli che frequentano di solito.
Cosa può fare un genitore?
1) Conoscere il figlio nella quotidianità. E’ importante conoscere il figlio, guardarlo nel suo contesto e nei suoi movimenti, senza paura e critiche, ma con apertura e accettazione. Conoscere le sue abitudini permette di valutare quando variano nella frequenza e nella tipologia, senza sminuire nessun segnale, ma senza allarmarsi per ogni oscillazione tipica della fase adolescenziale.
2) Creare un dialogo. Bisogna ascoltare i figli, dando sempre importanza a ciò che hanno da dire, cercare di capire i loro pensieri ma anche eventuali difficoltà, non con un tono inquisitorio, che li porterebbe a chiudersi ancora di più in se stessi. Anche se gli aspetti alimentari attivano in voi forti preoccupazioni, evitate di parlare del loro aspetto, del cibo e del modo di mangiare. Cercate di mantenere la calma e di gestire le emozioni di rabbia e frustrazione che si attivano in voi, facendogli capire che comprendete la loro sofferenza e che siete lì pronti ad aiutarli.
3) Non essere invadente. Se i figli si accorgono che il genitore diventa oppressivo, possono innalzare il livello di guardia e nascondersi ancora di più, facendogli vedere che va tutto bene e che non si deve preoccupare.
4) Monitorare la tecnologia. Per i genitori è veramente complesso stare dietro a tutto ciò che succede in rete: è importante conoscerne opportunità e rischi, monitorare l’uso che fanno i figli dello smartphone, per fare anche da filtro rispetto ai contenuti che possono incontrare, ma soprattutto accorgersi se frequentano siti e blog pro-ana o fanno parte di questi gruppi whatsapp.
5) Approfondire e non sottovalutare. Quando un genitore ha un profondo sospetto che qualcosa non va, può anche rivolgersi in maniera non invasiva agli amici e chiedere se hanno notato qualche cambiamento o difficoltà, senza possibilmente fare la “spia”.
Le ragazze che soffrono di disturbi alimentari vivono una sofferenza che non trova adeguati canali di comunicazione e, quando ci si accorge che il proprio figlio ne soffre, è importante affidarsi a un’equipe multidisciplinare (medico, psicoterapeuta, psicologo, nutrizionista) per poter intervenire tempestivamente e prendersi cura della persona a livello globale.
Attenzione, però, perché nel momento in cui ci accorgiamo che sono rimasti incastrati nella rete, ad esempio fanno parte di chat o forum che istigano all’anoressia, è importante denunciare immediatamente e rivolgersi alla Polizia Postale, in grado di prendersi carico di queste problematiche.
Fonte:
Dai siti pro-ana ai gruppi WhatsApp per diventare pelle e ossa. Cosa devono fare i genitori