È tutto successo a Milano, in un centro di formazione professionale del Sud Milano: un ragazzino marocchino di 15 anni ha corretto il compagno bullo dopo che si è sentito chiamare con un “quello” dispregiativo, ma quest’ultimo non ha digerito questa umiliazione di fronte ai compagni e ha pianificato la vendetta all’uscita dalla scuola.
Il ragazzo si è incrociato con il bullo che aveva con sé qualche complice, molto probabilmente maggiorenne, dando vita ad una scena disumana: ”Quando sono uscito da scuola – racconta la vittima – il mio compagno mi ha chiamato in disparte e pretendeva che mi scusassi con lui solo perché gli avevo chiesto di chiamarmi con il mio nome. Poi ha iniziato a contare fino a cinque e prima che finisse mi ha sferrato uno schiaffo e un pugno al volto. Io ho fatto per scappare e andare verso la fermata del pullman, ma alle spalle un suo amico mi ha colpito con una mazza alla testa più volte”.
Le dinamiche non sono molto chiare, non si è identificato il ragazzo complice, esterno all’istituto, né l’arma usata contro il ragazzino.
La cosa eclatante sta soprattutto nei compagni di classe, che hanno assistito alla scena, non intervenuti in difesa della vittima, ma impassivi, forse perché spaventati.
Il lavoro di Adolescenze Estreme non si limita solo alla denuncia del bullo attivo, ma anche passivo, ovvero di chi non interviene e come dice il nostro motto: ”Chi tace è complice!”
G.M.
Fonte:https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/agguato-sprangate-1.4527759