Ride, balla, abortisce e posta: teenager “celebra” aborto su Tik Tok
L’aborto? Un avvenimento come un altro, come andare al cinema o comprarsi un vestito al centro commerciale. Decenni di propaganda femminista e di “una donna può fare quello che vuole del proprio corpo senza doversi giustificare, e può avere tutti gli aborti che vuole” hanno fatto sì che adolescenti e donne di tutto il mondo – ma gli effetti più devastanti si possono apprezzare soprattutto in Occidente – si servano dell’interruzione di gravidanza alla stregua di un metodo contraccettivo e ne facciano ricorso con la frequenza con cui si va dal parrucchiere, senza provare il minimo rimorso o prendere coscienza della gravità propria scelta.
Allora non riesco proprio a guardare se non con tenerezza ( e non solo dolore!) la ragazzina americana di forse neanche sedici anni che ha postato su Tik Tok il video del suo secondo aborto (sembra essere il secondo proprio dal titolo dato al video “Abortion time take 2”). Una richiesta di aiuto bella e buona, al di là del primo impatto che fa orrore e rabbia, che sconcerta per la superficialità con cui ci si sbarazza di una vita in mondo visione. Li abbiamo lasciati orfani di senso, i nostri giovani, abbiamo dato loro tutto: opuscoli, preservativi, strumenti, informazioni, mezzi eppure li abbiamo lasciati soli con tutte queste certezze di fronte a una scelta come l’aborto. E allora, anche un like su Tik Tok, davanti al silenzio degli adulti, è meglio di niente. E la cosa che ci lascia davvero basiti, noi grandi che ci affrettiamo a proporgli questa scelta usando paroloni come consapevolezza, rispetto eccetera è proprio la leggerezza. Questa clip mostra la facilità disarmante con cui un’adolescente qualunque si appresta a porre fine alla vita del bimbo che porta in grembo, complice nel successo del messaggio “facile, veloce e indolore” anche la brevissima durata del video imposta dalla piattaforma social in voga tra i giovanissimi.
Altro che domande esistenziali, riflessioni, giusto un pomeriggio speso a chiedersi “sarà la cosa giusta?” (che, nonostante il tenore delle immagini, spero davvero col cuore ci sia comunque stato): la ragazza mostra il test di gravidanza positivo e un accenno pancia, poi ride, scherza con la sua amica mentre sono in auto, canta e balla a ritmo di Bruno Mars per pomparsi nella sala d’attesa di una clinica di Planned Parenthood e condivide sui social quello che, di solito, tutti, pro choice e non, concordano essere un momento delicato, difficile, una scelta piena di sofferenza per una donna, a cui portare rispetto in ogni caso. Non di certo qualcosa che hai voglia di postare su Tik Tok alla mercé di milioni di sconosciuti.
Questa è la conferma che molto di quello che ci raccontano sull’aborto, non rappresenta del tutto la realtà a cui questa pratica è arrivata: oggi, le adolescenti che marinano la scuola, scelgono di andare ad abortire con la stessa facilità con cui io mi presentavo al Mc Drive a ordinare un cheeseburger doppio. Non parlo solo di facilità pratica, ma mentale prima di tutto. E non ce l’ho con questa ragazza: ce l’ho con me stessa, con noi adulti che abbiamo confezionato una macchina della morte davvero perfetta. Una che ha tolto persino il dubbio, il senso di colpa, il doveroso discernimento. E non dico tanto il giusto e lo sbagliato, sarebbe troppo, ma addirittura il minimo sentore di “responsabilità” che sta dietro a una scelta del genere. Quella consapevolezza per il gesto che ho fatto, che mi ha portata fin qui, e per quello che sto per fare.
Questo video, che ha suscitato le reazioni indignate di molti pro life, dovrebbe fare rabbia anche i sostenitori del “my body, my choice”: è questa la decisione consapevole che proponiamo alle nostre ragazze? Perchè la vera “scelta” implica per forza una presa di coscienza. Questa è l’ultima spiaggia per non mettere a rischio la salute fisica o mentale di una donna? Vale così poco quella vita da non meritare neanche un po’ di silenzio, dispiacere o almeno dignità nel modo di essere trattata, soprattutto nella fine? Di questo sfacelo morale, di questa superficialità che ci fa orrore e paura, i primi responsabili siamo noi, non questa ragazzina a cui probabilmente è stato dato in mano un preservativo e la possibilità di disfarsi dell’inconveniente senza neanche chiamare in causa non dico un eventuale padre, ma la sua coscienza. E ripeto, nonostante il tenore della clip, spero lo abbia fatto, a telecamere spente, perché quello che non le hanno raccontato, forse, è che quel video resterà nel feed del suo cuore molto più di quei quindici secondi di gloria su Tik Tok.
Forse, dietro al modo indegno di trattare una nuova vita, dietro alla necessità di condividere il dramma senza farlo sembrare tale, si nasconde tanta paura vera: quella che non abbiamo insegnato ai giovani a gestire, ad accogliere, ma solo a “risolvere”. Quella che i nostri ragazzi non sanno fare altro che nascondere e sdrammatizzare sulle note di Bruno Mars, facendosi forza con un video girato dalla migliore amica in cui pretendono di essere grandi, superiori, perché in fondo, con la nostra cultura della morte, dello scarto e dei tempi giusti quando lo decido io, quella, è l’unica vera scelta che abbiamo dato loro.
NOI SIAMO PER LA VITA, SEMPRE!