Regali tecnologici per Bambini e adolescenti a Natale sono sempre in aumento con, il grande rischio di trascorrere la maggior parte delle loro giornate appiccicati ad uno schermo e attaccati ai giochi elettronici. Molto spesso i genitori non sanno come comportarsi, da un lato non vorrebbero generare frustrazioni e rabbia, ma dall’ altro sono davvero preoccupati di un uso distorto che i ragazzi possono fare della tecnologia.
Il problema di fondo è che i rapporti intra-familiari e tra coetanei sono oramai tecno-mediati, e i genitori devono essere pronti ad affrontare anche il “Natale tecno-mediato”, utilizzando alcune strategie e regolandosi in base all’età dei propri figli.
Come usare quindi i giochi per unire la famiglia e come gestire l’abuso della tecnologia da parte dei figli durante le vacanze?
La tendenza è quella di regalare giochi elettronici sempre più precocemente anche se secondo una ricerca pubblicata l’anno scorso su ‘Jama Pediatrics’ per favorire lo sviluppo dei più piccoli i balocchi ‘vintage’ battono quelli hi-tech. Altri studi, però, sembrano “assolvere” i giochi elettronici che potrebbero addirittura favorire il rendimento scolastico e l’apprendimento. E allora come regolarsi nella scelta del gioco? Ecco alcuni consigli tratti anche dell’osservatorio Nazionale Adolescienza.
Fino ai quattro anni. Nella scelta del tipo di regalo bisogna considerare che il cervello e la capacità di apprendimento procedono in base all’età: “La neocorteccia cerebrale impiega 14 anni per completare il suo processo di sviluppo e fino ai quattro anni il cervello si basa solo sul pensiero intuitivo” “Perciò, dare un giocattolo elettronico vuol dire costringere il cervello a fare un salto quantistico fino ai 10 anni ed è dannosissimo per la salute mentale del bambino”. Su cosa è meglio orientarsi allora? “In questa fase comincia a comparire il linguaggio e se non vogliamo stoppare la capacità linguistica dobbiamo regalare favole, racconti, filastrocche oppure giochi simbolici che stimolino il bambino a coltivare il linguaggio” suggerisce l’esperta. Per i più piccoli, per esempio, sono arrivati sul mercato diversi modelli di robot, più o meno sofisticati, che simulano un piccolo compagno di giochi con il quale i bambini possono interagire anche fisicamente. Ci sono anche cuccioli elettronici per esempio cani meccanici che si comportano come dei veri cagnolini, anche dal punto di vista delle cure.
Dai 4 ai 7 anni. Questa è la fase in cui si sviluppa il pensiero imitativo: “Il bambino apprende attraverso l’imitazione e impara a riconoscere la sua identità. In questa fase si può iniziare a introdurre qualcosa di elettronica che corrisponda, però, alle favole, al racconto o comunque a qualcosa che il bambino possa imitare e che non sia un video-gioco perché è ancora troppo presto”. Perciò, si può optare per i vari tablet dedicati, con molte attività educative incorporate come storie animate, giochi, disegno, esercizi di lettura. Per i genitori questi sono gli anni in cui è facile cadere nella tentazione di affidare completamente i figli all’elettronica che diventano quasi un surrogato della baby-sitter. “Vedere i bambini che giocano con l’Ipad mentre sono al ristorante e i genitori chiacchierano tra loro è tristissimo perché anche se iniziano ad essere pronti per l’elettronica, non devono giocarci da soli altrimenti diventa un’azione quasi autistica. E appena vediamo che accennano una dipendenza, allora stacchiamoli dal gioco e portiamoli a fare una passeggiata all’aperto”..
Dai 7 agli 11 anni. E’ l’età del pensiero concreto e il bambino è impegnato a sviluppare, consolidare e mettere alla prova tutte le abilità evolutive – cognitive, sociali, linguistiche, affettive – attivate nel corso degli anni precedenti. “In questa fase il bambino è pronto per il gioco elettronico che deve essere, però didattico anche se gli si può lasciare la libertà di scegliersi il suo video-gioco preferito”. Attenzione, però, a non commettere l’errore di ritenerlo ormai grande e lasciarlo da solo: “Un po’ di gioco individuale può andar bene perché stimola la creatività, ma i genitori se richiesti non devono sottrarsi al gioco”. Ma qual è la dose giusta di elettronica? “Un’ora o al massimo due ma non consecutive tenendo presente che due ore di playstation prima di andare a letto rimangono nel cervello per ben 4 ore e possono quindi turbare il sonno”.
Dai 12 anni in poi. Scegliere un bel regalo è sempre abbastanza difficile ma lo è ancor di più se si tratta di un adolescente: “Il regalo ha un peso importante da un punto di vista emotivo. Spesso genera frustrazioni e rabbia o delusioni perché ogni regalo è caricato di aspettative, è investito di un significato simbolico molto importante e racchiude anche tanti aspetti legati alla relazione e ai sentimenti” spiega Maura Manca, autrice tra l’altro del recente libro “Generazione Hashtag. Gli adolescenti dis-connessi” (Alpes editore). “Per fare il regalo giusto bisogna come prima cosa sintonizzarsi sull’altro, non guardare con i propri occhi e le proprie esigenze ma con quelli della persona a cui si sta facendo il regalo, cercando di calarsi nel contesto in cui vive. Chi lo riceve deve capire che c’è stato un pensiero per lui, che ha avuto uno spazio nella mente di colui che fa il regalo, che è stato pensato e voluto, non fatto tanto per fare o perché sembra brutto non farlo”.
Il gusto della sorpresa. E l’effetto sorpresa che piace tanto ai bambini piccoli non serve più agli adolescenti? È vero che spesso forniscono un elenco di cose da comprargli o che spesso barattano con il regalo di Natale, uscite, vacanze, soldi e quant’ altro, ma il genitore non deve cedere a questi scambi, non deve mai privarli della bellezza della condivisione tipica del Natale e non dovrebbe dimenticare mai di aggiungere qualcosa che lasci intatto il gusto della sorpresa
L’età tecnologica. Comunque, c’è poco da fare. Gli adolescenti di oggi sono sempre più tecnologici e chiedono giochi sempre più realistici, sempre più aderenti alla realtà, che fanno compagnia nei momenti di noia e di vuoto, che permettono di scaricare le tensioni e la rabbia, che aiutano ad evadere e a non pensare. “I giochi elettronici catturano, fungono spesso da calamita, non solo per i giovani, ma anche per tantissimi adulti che si fanno trasportare da questi aspetti ludici”. “Il problema di fondo è che i rapporti intra-familiari e tra coetanei sono ormai tecno-mediati, si parla quasi esclusivamente con le chat di messaggistica istantanea, si trascorre un’infinità di tempo sui social network e si passano ore appiccicati ai giochi elettronici”.
Come regolarsi durante le feste. A parte la scelta del regalo sotto l’albero, l’uso della tecnologia può avere delle conseguenze anche su come si trascorre il tempo libero durante le feste di Natale. “Gli adolescenti si chiudono nella loro stanza, si isolano con le cuffiette e trascorrono ore in contatto con gli amici virtuali. I genitori la maggior parte delle volte non condividono le ore che i figli trascorrono in compagnia dei giochi elettronici”. Per questa ragione sono una delle maggiori fonti di discussioni e litigate tra genitori e figli. Anche i giorni di festa possono diventare momenti in cui si perde il gusto della interazione e del gioco in famiglia e rischiano di diventare una condizione di ritiro dentro i propri strumenti elettronici. Il genitore comunque è quello che non si deve dimenticare mai di dare il buon esempio.
Come evitare le polemiche. Ma come uscirne ed evitare di trasformare le feste in giorni di polemiche continue? E come evitare che i ragazzi diventino ‘dipendenti’ dalla tecnologia? “Invece di fargli la guerra aperta, a volte ci si può avvicinare al loro mondo e provare a giocare con loro, tanto per fare qualcosa insieme, facendosi spiegare il loro funzionamento, le finalità e provando a confrontarsi con i figli anche attraverso i loro giochi, possibilmente evitando di sminuire e di criticare ciò che fanno perché comunque è il loro mondo e la vivrebbero come una critica alla loro persona”.
Il lato buono dell’elettronica. Non è detto, però, che i giochi elettronici siano solo da demonizzare. Uno studio della Columbia Mailman School of Public Health, pubblicato su Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology, e che ha coinvolto 3195 bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni, ha dimostrato che i video-giochi possono migliorare le capacità intellettive e il rendimento scolastico. Dunque, non fanno più male? “I giochi elettronici usati con un giusto equilibrio hanno numerose potenzialità, tra cui lo sviluppo delle abilità cognitive, la capacità e la velocità di risoluzione dei problemi, creare anche un senso di squadra e di cooperazione per raggiungere uno stesso fine, quando si gioca in rete con altri amici. Ma perché rimangano aspetti positivi non si deve abusare in termini di tempo dedicato al gioco e di investimento psichico”.
Attenzione all’ossessione. Il problema è che quando gli viene regalato un nuovo gioco, magari tanto desiderato, come spesso accade a Natale, gli adolescenti fanno una sorta di full immersion di ore e ore nel gioco. In questo comportamento non c’è niente di patologico e di preoccupante, c’è l’adrenalina e la curiosità della novità, una nuova sfida, la voglia di vedere come è realizzato e di dimostrare agli amici quanto si è forti e bravi. Man mano questa frenesia passa e va scemando sempre più. Il problema e il momento in cui ci si deve preoccupare è quando gli adolescenti sviluppano un’ossessione per il gioco, quando diventa un pensiero fisso, quando sentono il bisogno di giocare e non solo la voglia. Spesso capita che non facciano pause, non si fermino neanche per magiare o bere, pur di non staccarsi dal gioco. È preoccupante quando non si è in grado di smettere in qualsiasi momento e quando il gioco toglie spazi di vita, andando ad intaccare anche lo studio e le altre attività extrascolastiche. In questi casi si rischia di limitare le relazioni sociali alle conoscenze o alle amicizie legate al gioco, rischiando di incorrere in una sorta di isolamento sociale”.
Per una generazione di nativi digitali, dunque, l’elettronica non può essere che al primo posto come scelte dei regali ma attenzione all’uso come già ampiamente detto e soprattutto al grido di aiuto che molto spesso si cela dietro alcune richieste.
Molto spesso bambini e ragazzi NON ci stanno chiedendo cose, anche se poi le vogliono e li rendono felici, ma vogliono noi, il nostro tempo. Quindi al di là del dono occupiamoci del messaggio che trasferiamo ai giovanissimi. Dio ci ha fatto un Grande Dono, non perché lo meritavamo, non per farci stare “zitti” ma per creare una relazione con il regalo più bello GESU’!
Fonte: repubblica
Fonte: adolescienza
Vincenzo Abbate
Fondatore adolescenze estreme